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Medici e infermieri, una nuova legge contro le violenze

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Si inaspriscono le pene per gli aggressori di medici e infermieri: dal 24 settembre entra in vigore la legge 14 agosto 2020 n. 113, recante disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni. La nuova legge licenziata all’unanimità al Senato prevede una disciplina organica che non si preoccupa solo di punire chi aggredisce medici e personale sanitario, ma introduce anche misure di natura preventiva e punta molto sull’informazione per educare al rispetto delle professioni sanitarie.

Dal punto di vista soggettivo il testo è rivolto ai medici-chirurghi, agli odontoiatri, ai veterinari, ai farmacisti, ai biologi, ai fisici, ai chimici, agli infermieri, agli ostetrici, ai tecnici sanitari di radiologia medica, alle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione, agli osteopati, ai chiropratici, agli psicologi e alle professioni istituite dopo l’individuazione in sede di recepimento delle direttive dell’Unione Europea.

Sono dieci gli articoli che compongono una normativa di civiltà che vuole tutelare il personale sanitario, tutto, e prevede per chi li aggredisca sanzioni più severe, con condanna fino a 16 anni, e pesanti ammende pecuniarie.

La nuova legge che ha tagliato il traguardo al Senato il 5 agosto scorso con una, aveva iniziato il suo iter su iniziativa dell’ex ministra della Salute Giulia Grillo, nel corso del primo governo Conte, di concerto con gli allora ministri dell’Interno Salvini, della Giustizia Bonafede e dell’Affari Regionali Stefani. Approvata la prima volta a Palazzo Madama il 25 settembre 2019, poi modificata alla Camera il 21 maggio di quest’anno, ha visto quasi un anno dopo il secondo parere del Senato, indispensabile per il via libera definitivo.

Aggressioni in aumento

Di una normativa come questa si sentiva un grande bisogno. Secondo i dati di un sondaggio condotto da AnaooAssomed, infatti, nei primi due mesi di quest’anno, su 2.059 camici bianchi in 19 regioni, ben il 55,4% ha affermato di essere stato personalmente vittima di violenza: in valore assoluto, 1.137 medici rispetto agli 832 di un’analoga indagine nel 2018. Nel 76,52% dei casi si è trattato di aggressioni solo verbali. E ancora: nella geografia delle aggressioni emerge un calo nelle regioni del Sud e Isole (al 72,1%) a fronte di una ‘nuova’ estesa diffusione su tutto il territorio nazionale. Ma un dato rende ancora più preoccupante il fenomeno: quasi l’80% degli operatori vittime di violenza non ha sporto denuncia. Altro fattore sottolineato dal sindacato dei medici dirigenti è la percentuale superiore alla metà (56,1) di risposte date da persone di sesso femminile, “a dimostrazione di come il problema aggressioni sia più sentito dai medici donna (nel 2018 erano il 53%)” sottolinea l’Anaao.

Pene più severe, fino a 16 anni di carcere

La legge, in vigore tra pochi giorni, poggia su 2 capisaldi principali: il primo, come sopra accennato, è l’introduzione di pene più severe per chi aggredisce un medico o un operatore sanitario. L’articolo 4 del testo prevede l’estensione delle sanzioni previste dall’art. 583-quater del codice penale che punisce il reato di lesioni gravi commesse ai danni del pubblico ufficiale a chi le compie ai danni del “personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria nell’esercizio o a causa delle funzioni o del servizio, nonché a chiunque svolga attività ausiliarie di cura, assistenza sanitaria o soccorso, funzionali allo svolgimento di dette professioni, nell’esercizio o a causa di tali attività”.

Per gli aggressori è prevista la reclusione da quattro a dieci anni se le lesioni sono gravi, la detenzione da otto a sedici anni se sono gravissime.

Diventa un’aggravante comune agire “nei delitti commessi con violenza o minaccia, in danno degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nonché di chiunque svolga attività ausiliarie di cura, assistenza sanitaria o soccorso, funzionali allo svolgimento di dette professioni, a causa o nell’esercizio di tali professioni o attività”.

In caso di percosse, reato punito dall’art 581 c.p., aggravato dall’aver agito nei confronti di un sanitario, si può procedere d’ufficio e non a querela di parte.

Multe salate per chi insulta, offende o molesta

Al di fuori dei casi che si configurano come reato, chi tiene una condotta violenta, ingiuriosa, offensiva o molesta nei confronti di un sanitario, sia che esso operi in strutture pubbliche o private, può essere raggiunto da una sanzione amministrativa minima di 500 euro fino a un massimo di 5.000.

Nasce l’Osservatorio nazionale sulla sicurezza dei sanitari

Altro baluardo di questa nuova legge che intende tutelare dalla violenza il personale sanitaria nell’esercizio delle proprie funzioni è l’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie cui spetterà, in particolare, monitorare gli episodi di violenza e gli “eventi sentinella” che possano dar luogo a fatti di violenza o minaccia, promuovere studi, analisi e proposte per ridurre i fattori di rischio, nonché la diffusione delle buone prassi in materia di sicurezza, anche nella forma di lavoro in équipe, e nonché l’attuazione. Entro tre mesi dall’entrata in vigore della legge un decreto del Ministro della Salute, di concerto con quelli dell’Interno e dell’Economia e Finanze, deve istituire l’Osservatorio nazionale che dovrà essere composto per metà da donne, da rappresentanti delle organizzazioni sindacali di categoria più rappresentative a livello nazionale, delle regioni, da un rappresentante dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari, da rappresentanti dei Ministeri dell’interno, della difesa, della giustizia, del lavoro e delle politiche sociali, degli ordini professionali, delle organizzazioni di settore, delle associazioni di pazienti e da un rappresentante dell’INAIL. L’organismo ogni anno dovrà riferire ai Ministeri interessati in base alle modalità che verranno definite dal decreto del Ministero della Salute.

Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza

Per dare ancora più risalto ad una problematica che le percentuali descrivono in preoccupante ascesa e per sensibilizzare la cittadinanza a una cultura che condanni ogni forma di violenza, la legge 113/2020 all’art. 8 prevede l’istituzione della “Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari”, giornata che verrà celebrata annualmente in una data stabilita con decreto del Ministro della Salute, di concerto con i colleghi dell’Istruzione e dell’università e della ricerca.

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